IL PROTO-ISAIA : LA SCELTA DI FEDE E LA SAGGEZZA POLITICA

Aristocratico, uomo dell’VIII secolo a.C., nato a Gerusalemme nel 760 circa, vissuto sotto il regno di 4 re di Giuda, Ozia, Jotan, Acaz, Ezechia; uomo di vasta cultura religiosa e profana, frequenta il tempio, l’ambiente di corte, i circoli aristocratici; il suo nome, Isaia, significa JHWH salva oppure è salvezza. Ha una moglie di cui non si dice il nome, ma è definita “la profetessa” e due figli con nomi anch’essi evocativi di salvezza. Viene chiamato alla missione profetica nell’”anno in cui morì Ozia” (Is.6,1), cioè nel 740. Per 40 anni prende parte a tutte le vicende della città, fino all’assedio del 701 a.C. Sulla sua morte non esistono notizie sicure : secondo la tradizione lo avrebbe ucciso in modo atroce Manasse, figlio degenere di Ezechia, insieme ad altri profeti. L. Alonso Schokel l’ha definito “il Dante della letteratura ebraica”.

I 66 capitoli tramandati sotto il suo nome formano il libro più lungo della Bibbia, dopo quello dei Salmi. Tuttavia la critica più recente ha messo in luce la paternità di più autori di epoche diverse. Possiamo individuare la mano di Isaia (proto-Isaia) nei cc. 1-6, 7-12 anche se con integrazioni posteriori, 12-23, tutti originali isaiani e 28-33, contenenti oracoli prevalentemente isaiani. I cc. 40-50 costituiscono il cosiddetto Secondo Isaia (Deutero-Isaia) della fine del VI secolo a.C. e i cc. 56.66 vanno sotto il nome di Terzo Isaia (Trita-Isaia), all’epoca dell’editto del re persiano Ciro (539 a.C.) che permette il ritorno degli Ebrei in Palestina; i cc. 24-27 (“apocalisse maggiore”) e i 34-35 (“apocalisse minore”) sono di epoca post-esilica, mentre i cc. 36-39 sono un’appendice storica il cui materiale è ripreso liberamente da 2Re, 18-20.

Evidenti ragioni di spazio consigliano di limitare l’esame al Proto-Isaia, cioè all’Isaia vero e proprio, senza per questo negare la grandezza degli altri due anonimi profeti, specie del Deutero-Isaia, il cantore del “servo di JHWH”.

Il primo Isaia presenta una vita sociale incentrata sulla figura del Re e sul tempio e caratterizzata da un relativo benessere. La prosperità economica provoca quel crescente divario tra cittadini ricchi e poveri così acutamente sentito anche da Amos e da Osea : le campagne si spopolano il che provoca i fenomeni dell’inurbamento e del pauperismo, il sentimento religioso è in crisi e lascia il posto ad un vasto formalismo culturale. A questo si accompagnano ingiustizie sociali, arbitrii dei giudici, corruzione, violazione o negazione dei diritti dei più poveri. Contro questo processo di decadenza morale e di ingiustizia sociale Isaia leva la sua voce con toni duri e minacciosi, pur auspicando la conversione dei colpevoli, con un primo messaggio che occupa i cc. 1-5; con Amos e Osea indica nel rispetto delle ragioni del povero nei tribunali l’inizio di un equo vivere sociale, il cui fondamento è l’armoniosa relazione con Dio. Là dove l’uomo fa della ribellione a Dio un sistema di vita, gli equilibri si rompono. Ciò che è successo in passato tra Israele e JHWH è il simbolo di ciò che succede sempre tra Dio e l’uomo che demolisce incessantemente ciò che Dio vuol costruire.

B. Marconcini nella sua introduzione a Il libro di Isaia (1-39), Città Nuova Roma, 1993, p.22, individua nei capitoli del Proto-Isaia cinque temi : un autentico rapporto con Dio, purtroppo compromesso come si verifica considerando i settori della giustizia sociale e del culto (cc. 1-5); l’esperienza della vocazione (c. 6); il libro dell’Emanuele (cc. 7-12), il più celebrato dei passi di Isaia, anche per la rilettura in chiave messianica e cristologica; il messaggio politico che deriva da una visione di fede (cc 13-23, 28-33); lo sguardo rivolto al futuro nei tre componimenti non isaiani, le 2 Apocalissi e l’appendice storica. Tra questi percorsi tematici, molto suggestivo, per la possibilità di confronti col nostro presente, è quello del messaggio politico, sia perché le realtà politiche e gli scacchieri dei tempi di Isaia sono gli stessi che tengono oggi il mondo col fiato in sospeso : l’Assiria coincide in parte con l’odierno Irak e sono chiamati in causa anche la Siria (il regno di Damasco) e l’Egitto, oltre ovviamente alla Palestina; sia per quella che è stata definita la “politica della fede” di Isaia. E’ al piano di Dio che bisogna guardare anche nelle scelte politiche. La politica quale la concepisce Isaia è animata, innervata dalla fede : per questo il profeta si oppone ad alleanze o richieste di aiuto nelle quali vede un grave peccato, la rinunzia all’abbandono e alla fiducia nell’aiuto divino :”Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza.” (Is. 30,15). Dio dirige la storia senza coartare la libertà dell’uomo. Dando un significato agli avvenimenti della sua epoca in nome della sua fede, Isaia fornisce la chiave di lettura di tutta la storia del mondo. Testimonianza preziosa, in un’epoca come la nostra nella quale le dottrine del Rinascimento e dell’età moderna, svincolanti la morale dal fondamento metafisico-religioso e la politica dalla morale, mostrano ogni giorno di più la loro bancarotta, e si pretende di cancellare le radici religiose, quelle cristiane in particolare, nell’atto di edificare un’autentica Europa che non sia soltanto una moneta comune.