LA CLAUSURA, LUOGO DI CONTEMPLAZIONE

 

Perché il Chiostro
La Costituzione pastorale “Gaudium et spes” del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo recita al n° 45 :“Il Signore è il fine della storia umana, « il punto focale dei desideri della storia e della civiltà », il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni.”(105)
Conoscerlo e vivere in intima unione con Lui, contemplarlo in ogni attimo che passa, è l’attività fondamentale del cristiano, perché è la sola che permetta di passare dall’esistenza alla vita.
Il chiostro è il luogo dove si cerca Dio nella contemplazione, dove l’esperienza personale diventa partecipazione all’esperienza collettiva della Chiesa nell’accogliere da Dio la rivelazione del mistero divino, perciò ha come suo centro la liturgia.
Lasciarsi amare e adorare
“Dunque perché ci amò per sua bontate, cosi dunque noi il doviamo amare per la bontà sua .....”, così scrive Caterina da Siena e, di fatto, tutta la sua immensa attività trabocca dalla sua profonda, orante unione con Dio, dalla pratica di opere di bene e dall’esercizio delle virtù.
L'ascesi cristiana non consiste in uno sforzo prometeico od eroico per arrivare alla perfezione, ma si trova all'interno della risposta dell'uomo a Dio, che per primo lo ama. Può dunque essere vissuta solo nell'accoglienza del dono dello Spirito che guida il credente a vivere non più nella schiavitù della "carne", in una chiusura egocentrica sul proprio io, ma nella libertà dei figli di Dio che liberamente acconsentono e collaborano all'opera che Dio compie in loro. Noi infatti lo possiamo amare solo perché Lui ci ha amati per primo e lo cerchiamo perché Lui ci ha già trovati.
C'è certamente una battaglia, una lotta che il cristiano deve combattere contro il peccato, gli idoli del potere, del denaro, del successo, che tentano di distoglierlo dal suo cammino di fede. Questa lotta è "bella" (1Tm 1,18; 2 Tm 4,7) ed va combattuta con le armi spirituali (cfr. Ef 6,10-18; Rm 6,13-14; 1 Cor 9,25) ; perché la contemplazione è uno sviluppo della carità e colui che ama Dio si rende conto che la gioia più grande, la perfezione della beatitudine è rinunciare ad ogni cosa per amore di Dio.
Il Priore dei Trappisti uccisi in Algeria nel 1996, scriveva il 1° dicembre 1994: "Se un giorno mi capitasse, e potrebbe essere oggi, di essere vittima del terrorismo, che sembra voler coinvolgere attualmente tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunita', la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era stata donata a Dio e a questo popolo. Vorrei che essi accettassero che l'unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa brutalita'. Vorrei che essi pregassero per me. Come essere degno di una tale offerta!”
Noi suore di vita contemplativa vorremmo ricordare a tutti, con la testimonianza del chiostro, che abbiamo donato la nostra vita a Dio e alla Chiesa e chiedere alle nostre comunità di pregare perché siamo degne di una tale offerta.